Il monastero calabro di San Giovanni Therestis: documentazione e tradizione fino all'età moderna.
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Premessa
Per un lungo periodo di tempo, che va dal VI all'XI secolo, le regioni dell'Italia meridionale appartengono all'Impero Romano d'Oriente.
In detto periodo, alcuni avvenimenti furono causa di una massiccia, emigrazione di monaci orientali verso la Sicilia e la Calabria.
Nel VII secolo, il sorgere della potenza arabo-maomettana mise in fuga molti anacoreti dimoranti nei deserti di Siria, Egitto, Libia.
Leggi iconoclaste, (distruzione delle sacre immagini), proclamate dall'imperatore Leone Isaurico, diedero origine, nel secolo successivo, ad un esodo massiccio di asceti, che fuggirono con le sacre icone. Dal IX secolo si trasferirono infine in Calabria i monaci della Sicilia, Invasa dagli Arabi.
Questi asceti, all'interno della regione scarsamente abitata, crearono eremi, laure e cenobi, diffusero la lingua e la cultura dell'Oriente ortodosso, arrecando gran beneficio economico alla gente del luogo.
Nel 1030, i Normanni, soldati di ventura già al soldo del principe di Salerno, cominciarono a "guadagnar terra" in proprio, entrando in conflitto con molti signori ed anche con il papa Leone IX che, nel 1053, fecero prigioniero a Civitare, in Puglia.
In seguito alla separazione tra la chiesa Greco-Ortodossa e quella Romano-Cattolica sopravvenuta nel I054, il Papa sì rappacificò con i Normanni, riconoscendone le conquiste: la Calabria nel 1059, l'Italia Meridionale nel 1071, la Sicilia in un periodo successivo.
Divenuti difensori del Papa, i Normanni ne assecondarono l'opera di latinizzazione volta a sottrarre all'ortodossia bizantina le diocesi greche dell'Italia meridionale evitando, però, di esasperare i rapporti con le popolazioni di forti tradizioni greche.
Mentre favorirono le fondazioni latine ad opera di monaci provenienti dal nord dell'Italia e d'Europa, i Normanni agirono con prudenza nei riguardi dei monaci greci.
Nel 1091, Papa Urbano II fece venire in Calabria il celebre San Brunone che, nella Serra, fondò la Cetosa di Santo Stefano del Bosco.
A quella fondazione, Ruggero il Normanno, nel 1094 fece donazione dei beni del monastero greco dell'Arsafia sul fiume Assi, comprendente diversi casali, tra cui Bivongi, pertinenza del monastero degli Apostoli (il grande rudere che si nota salendo la strada per raggiungere il San Giovanni).
Il monastero di San Giovanni Theresti, si trova nella campagne del comune di Bivongi, in una vallata sovrastata dalle ripide pareti del monte Consolino, denominata "Vallata bizantina dello Stilaro".
E' una zona che, a guardarsi attorno, tutto parla di monachesimo e di mondo bizantino, palestra ascetica verso la fine del primo millennio, dei Santi locali Ambrogio e Nicola.
L'arca monastica è compresa in un ristretto pianoro a cavallo tra le fiumare dello Stilaro (RC) e dell'Assi (CZ). dov'è possibile giungere dopo pochi minuti di macchina, lasciando la provinciale di Bivongi ed imboccando il grande ponte che la sovrasta.
Il piccolo monastero con alcune celle e una cappella, rimane a sinistra del grande portale granitico attraverso il quale si accede nel cortile e poi alla basilica.
In fondo al cortile rimangono i ruderi, del vecchio monastero basiliano. Dedicata a San Giovanni Therestis, la basilica risale alla fine dell'XI secolo.
Tra le tracce di un preesistente luogo di culto, va segnalato l'attuale nartece (il vano in fondo alla navata della basilica).
Il monastero rientra fra gli insediamenti ascetici posti sulle pendici del Consolino e delle colline circostanti, abitati da monaci dalla cultura, dalla spiritualità e dall'ascetismo così elevati, da far definire questa zona la "Terrasanta de Basilianesimo".
Nel monastero, dal 1994 vivono stabilmente, in preghiera, studio e lavoro, monaci greco-ortodossi provenienti dal monte Athos, in Grecia.
Sono tornati in questo lungo rimasto a lungo abbandonato, spinti dalla fede e dalle memorie storiche, per "elevare le loro preghiere all'Onnipotente", così come tanti loro confratelli più di mille anni fa.
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