Monachesimo copto

Cenni sul monachesimo e su Sant'Antonio Abate

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Come possiamo definire il ‘monachesimo’?E’ un complesso fenomeno religioso, con numerosi addentellati sociali e culturali, per il quale, nelle maggiori religioni, individui si allontanano dalla consueta vita sociale, per realizzare nel modo più completo in vita solitaria (anacoretismo) o in vita da comunità (cenobitismo) le norme della fede.
Come tale il monachesimo ha avuto le più varie manifestazioni: così sogliono essere considerati monaci una categoria di sacerdoti che nell’antico Egitto dimoravano più o meno a lungo al servizio di Serapide a Menfi, anche se non è accertato la loro dedicazione alla divinità per il conseguimento di una più alta perfezione spirituale e si tende piuttosto ad assimilarli agli ieroduli [nell’antica Grecia, schiavo che compiva i servizi in un tempio e che esercitava la prostituzione sacra, N.d.T.].
Il monachesimo cristiano — Il monachesimo ha avuto la sua importanza più grande, esplicandosi in forme molteplici, nel cristianesimo. Se le sue origini sono discusse, è certo che il monachesimo ebbe le sue prime grandi espressioni nell’anacoretismo di S. Antonio, maestro in Egitto di una gran quantità di eremiti, cui si affianca per importanza e numero di seguaci il cenobitismo di s. Pacomio nell’alta Tebaide durante il 4° secolo.
Cenni sul monachesimo europeo e sul monachesimo internazionale
Il concetto di monachesimo europeo proviene dal Medio Oriente; infatti l’ascetismo religioso e la vita monastica non sono peculiari del Cristianesimo, ma rappresentano forme in cui l’anima ha cercato in ogni tempo di tradurre la propria sete del divino. Nel IV secolo, in Egitto, in Palestina e in Siria, sulla scia di Antonio il Grande e di altri Padri del deserto, si fecero sempre più numerosi coloro che abbandonavano completamente il mondo per vivere nella solitudine (eremos, da cui il termine di eremita, per indicare gli asceti viventi nel deserto), ovvero per associarsi insieme in conventi o cenobi (dal termine greco coinobios, indicante vita in comune), onde ricercare una comunione più intensa con Dio ed innalzarsi verso la santità. In ambito cristiano, Antonio è considerato l'iniziatore della via eremitica e Pacomio di quella cenobitica.I monaci nell'Europa Orientale si davano con fervore, che talora rasentava la frenesia, ad intense pratiche ascetiche (dal greco aschesi = esercizio), le quali univano alla preghiera ed alla meditazione ogni sorta di mortificazioni della carne, talora durissime o stravaganti addirittura, come l’astensione dal cibo, dal sonno o dal lavarsi per periodi più o meno lunghi, oppure l’infliggersi flagellazioni e torture.Il monachesimo rappresentò in sostanza una grande rivolta dello spirito autenticamente cristiano contro il pericolo di mondanizzazione della Chiesa. Come tale, esso costituì per secoli la grande riserva di forze spirituali della Chiesa ed ebbe importanza storica decisiva nello sviluppo della civiltà cristiana nel mondo mediterraneo.
Dopo il IV secolo il Monachesimo comincia a diffondersi in Occidente: San Girolamo a Roma, Sant'Agostino in Africa, San Severino nel Norico, San Martino nella Gallia si fecero promotori dell’ideale monastico e monasteri famosi sorsero nel V secolo a Tours, ad Arles.Cassiodoro, il ministro di Teodorico, fallita la sua politica di fusione tra Romani e Goti, abbandona la corte gotica, si rifugia nei suoi possedimenti, nella natia Calabria, e fonda un monastero a Vivarium, in cui trascorre gli ultimi anni della sua vita.
A dare al Monachesimo del Cristianesimo Cattolico la sua particolare fisionomia, romanamente costruttiva, operosa, equilibrata, in confronto a quello del Cristianesimo Ortodosso contemplativo, ascetico, anarcoide, fu però un giovane, discendente da una famiglia della piccola nobiltà provinciale dell’Umbria: San Benedetto da Norcia (480-543). Ritiratosi a vita eremitica a Subiaco.
San Benedetto aveva veduto crescere attorno a sé un gruppo di seguaci, insieme ai quali, trasferitosi successivamente nelle vicinanze di Cassino, aveva fondato il monastero di Montecassino, il più importante centro monastico dell’Occidente.

Sant’Antonio Abate, cenni biografici
Ora, tornando all’origine del monachesimo grazie al primo padre del deserto:
Sant'Antonio il Grande, Padre del Monachesimo
Sant'Antonio Abate chiamato anche Sant'Antonio il Grande, Sant'Antonio d'Egitto, Sant'Antonio del FuocoSant'Antonio Padre del Deserto o Sant'Antonio l'Anacoreta ed infineSant'Antonio il Martire del cuore ed il Martire della coscienza.
PeriodoIn città enormi come Alessandria d’Egitto, e precisamente nel III secolo dopo Cristo tra la massa pagana, la mondanità e il vizio erano giunti a tal punto che l’opinione pubblica non se ne curava neppure più, e i quartieri più malfamati dell’attuale Porto Said, sono quasi nulla in confronto alla sfrontatezza diffusa in una grande città egiziana di quell’epoca.Tuttavia le persecuzioni contro i cristiani non potevano dirsi finite per sempre. Ripresero sotto l’imperatore Decio. I cristiani fuggirono nel deserto, e ben presto vi si stabilirono per elezione.
La vita depravata delle città donde erano fuggiti aveva lasciato troppi, e troppo penosi ricordi nell’animo loro, per alcuni era stata disgustosa, per altri troppo allettante.
Proprio in quel tempo nacque Antonio. Nato in Egitto, eremita egiziano, è considerato l'iniziatore del Monachesimo cristiano e il primo degli Abati in quanto a lui si deve la costituzione in forma permanente di famiglie di monaci che sotto la guida di un padre spirituale abbà, si consacrano al servizio di Dio. La sua vita ci è stata tramandata dal suo amico e discepolo Sant'Atanasio. Conosciamo la vita di Sant'Antonio soprattutto attraverso la Vita Antonii pubblicata nel 357d.c., opera agiografica attribuita a Sant'Atanasio, il Papa di Alessandria che conobbe Antonio e fu da lui coadiuvato nella lotta contro l’eresia ariana.
L'opera tradotta in varie lingue divenne popolare tanto in Oriente che in Occidente e diede un contributo importante alla affermazione degli ideali della vita monastica. Grande rilievo assume (nella Vita Antonii) la descrizione della lotta di Antonio contro le tentazioni del demonio.
La vitaLa "Vita di sant'Antonio", il sant'Antonio del deserto, scritta nel IV secolo dal Papa di Alessandria d'Egitto, Atanasio, è stato il primo successo mondiale della letteratura cristiana
Antonio nacque a Coma in Egitto (l'odierna Quman) intorno al 251, figlio di agiati agricoltori cristiani. Quando crebbe e divenne un ragazzo non volle apprendere le lettere per non possedere la cultura pagana e profana dell'epoca.
Muoiono i suoi genitori prima dei vent'anni, con un patrimonio da amministrare e una sorella minore cui badare. La vita ascetica di Antonio inizia proprio durante il funerale dei suoi cari. Sentì il pericolo della ricchezza, considerata un ostacolo essenziale verso la via della salvezza e capì che la vita cristiana esige il rinnegamento della propria vita, il prendere su di sé la croce ogni giorno. Ma chi ha riposto la sua speranza nel Signore, chi ha trovato la perla preziosa, il tesoro nel campo non teme di vendere tutto per l’amore del Signore. Proprio pensando questo, nello stesso giorno, entra nella casa del Signore e sente il suo destino e capisce la missione della sua vita grazie all'esortazione evangelica: "Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi e dallo ai poveri" (Matteo 19,21).
In obbedienza alla Parola, donò alla gente del suo villaggio i beni che aveva appena ereditato dai suoi genitori, e conservò una piccola parte per la sorella. Il giorno dopo nella casa del Signore dopo aver ascoltato la seconda esortazione evangelica "Non preoccupativi del domani" (Matteo 6,34) non poté restare più oltre ma uscì e distribuì il resto ai poveri.
Così, distribuiti i beni ai poveri e affidata la sorella ad una comunità femminile la lasciò affinché fosse allevata nella verginità , egli stesso si dedicò all’ascesi davanti a casa sua e ai margine del suo villaggio, vigilando su di sé e seguendo la vita solitaria e una dura disciplina, sottomettendosi con cuore sincero a quegli uomini pieni di fervore (asceti e anacoreti del suo villaggio da ciascuno dei quali apprendeva lo zelo e l'ascesi in cui eccelleva). E qui l'insegnamento dell'umiltà e la dimostrazione di rispetto verso i piu' anziani ed il continuo bisogno di sentire da loro parole e dalla loro esperienza divennero il tesoro che arricchì la sua anima proiettata verso la strada giusta.
Nel suo primo ritiro vinse così le prime tentazioni del Diavolo, delle quali ricordiamo 3 importanti:1 - per prima cosa il Demonio cercò di distoglierlo dall'ascesi ispirandogli il ricordo delle ricchezze, la sollecitudine per la sorella, l’affetto per i parenti, il piacere del cibo, l’amore per il denaro, il desiderio di gloria ed di ogni godimento della vita;
2 - Il peccato dell'accidia. Gli suggeriva come sia aspra la virtù e quali fatiche richieda e gli metteva dinanzi la debolezza del corpo e la lunghezza del tempo suggerendogli che non avrebbe potuto supportare tutti gli anni della sua vita perseguendo in questa dura via ascetica;
3 - assumeva l'aspetto di una donna e ne imitava il comportamento in tutti i modi con il solo intento di sedurre Antonio;
3- ma come il nemico si vide debole di fronte al proposito di Antonio e che era piuttosto lui ad essere vinto dalla fermezza di Antonio che lo respingeva con la sua grande fede, abbattuto dalle sue continue preghiere, assalì il giovane turbandolo di notte, molestandolo di giorno al punto che quelli che lo vedevano si accorgevano della lotta che si combatteva fra di loro;
Antonio uscì vincitore dalla prima lotta.
Nella tradizione egiziana ogni nemico dell’Egitto era personificazione del male e gli etiopi rappresentavano i nemici per eccellenza. Così il Diavolo assunse la figura di un ragazzo nero ed usando la voce umana e gli diceva: «Molti ho tratto in inganno, la maggior parte li ho abbattuti, ma ora che ho affrontato te e le tue fatiche , sono ridotto all'impotenza». Poi quando Antonio gli chiedeva: «Chi sei tu che così mi parli ?» subito gemeva dicendo «Io sono amico dell’impurità, mi sono incaricato di insediare ed eccitare i giovani per spingerli ad essa. Mi chiamo spirito di impurità . Quanti, che volevano vivere castamente, sono riuscito ad ingannare. Io sono colui che spesso ti ha molestato e che altrettante volte si è visto respinto da te». Antonio allora rese grazie al Signore e si fece coraggio contro il nemico e gli disse: «Grande disprezzo ti meriti; sei nero nell’animo e debole come un ragazzo. Non ho più motivo di preoccuparmi per te. Il Signore è il mio aiuto e io disprezzo i miei nemici.»
Ma questa è stata la prima lotta di Antonio (tra tantissime) contro il nemico.
Antonio si dedicò intensamente all'ascesi e decise poi di abituarsi ad una vita più dura. Così si ritirò in un sepolcro più lontano dal villaggio ordinando ad un amico di portargli il pane a lunghi intervalli. Inizia così la seconda fase, la più faticosa nella lotta contro il nemico. Il Diavolo temeva la diffusione del monachesimo e del cristianesimo vero nel deserto e nel mondo. Così cominciò le sue insidie e una notte entrò nel sepolcro con una moltitudine di demoni e lo percosse a tal punto da lasciarlo steso a terra, incapace di parlare. Questa volta la sofferenza era molto grande che nemmeno un esercito di soldati avrebbero potuto creargli un tormento tale.
Riportato di nuovo al sepolcro grazie all'aiuto del suo amico che lo aveva portato via dal villaggio, chiuse la porta per la seconda volta ma non riusciva neppure a stare in piedi a causa dei colpi ricevuti dai demoni e pregava coricato gridando: «Eccomi qui, sono Antonio; non fuggo i vostri colpi. Anche se me ne darete di piu'. Niente mi separerà dall'amore di Cristo.»
Ma il nemico non riuscì nemmeno quando radunò attorno a sé i suoi cani, il leone, il lupo, il toro e i serpenti.
Qui Antonio frustrato e ferito provava sofferenze fisiche ancora piu' atroci: «Se avete forza e qualche potere assalitemi ancora, ma la fede nel nostro Signore è per noi sigillo e muro di difesa», disse Antonio e le bestie digrignavano i denti. Ma il Signore non lo lasciò. Antonio vide il tetto aperto e un raggio di luce scendeva fino a lui. I demoni erano scomparsi all'improvviso e subito cessò il dolore del corpo.
Antonio disse: «Dov’eri Signore?». Il Signore disse: «Antonio, ero là, ti osservavo mentre combattevi e aspettavo. Hai resistito e non ti sei lasciato vincere. Sarò sempre il tuo aiuto e farò sì che il tuo nome venga ricordato ovunque».
Antonio parte per il deserto e visse in un fortino abbandonato per vent’anni in completa solitudine. La forza dell'amore dei suoi amici ed il bisogno continuo dei malati che avevano forzato e abbattuto la porta del fortino, costrinsero Sant'Antonio ad uscire e nel nome di Cristo guarì i malati e scaccio da loro i demoni.
Antonio diventa padre spirituale ed inizia la grande catechesi ai monaci
Alcune perle spirituali lasciateci da Sant’Antonio:
1- per prima cosa sia questo lo sforzo comuni a tutti: una volta iniziato il cammino, non cedere all'indolenza; non scoraggiatevi nelle fatiche e non dite da molto tempo pratichiamo l'ascesi. Imparate la perseveranza;
2- vivere come se ogni giorno fosse l'ultimo;
3- Antonio spiega come lottare contro i demoni, ci fa capire come discernere gli spiriti ed i molteplici inganni dei demoni e che non bisogna credere loro neppure quando citano le Scritture.I demoni usano gli umani per predire il futuro. Lo fanno per ingannarci, così li possiamo seguire;Riguardando il tema del combattimento contro il Diavolo, Antonio conferma ai suoi fratelli che Dio non permetterà che siano tentati al di là delle loro forze, anzi le prove che dovranno affrontare non saranno così dure come quelle subite dai santi nei tempi antichi perché Dio sa che «questa generazione è debole e non ha la forza di sopportarle».
4- non bisogna vantarsi di riuscire a scacciare i demoni, ne inorgoglirsi per aver operato guarigioni e neppure ammirare chi scaccia i demoni e disprezzare chi non li respinge. Non è un nostro potere fare miracoli ma opera e dono esclusivo del Signore.
5 – chi si affida al Signore non teme il Diavolo;
6- esorta ad abbandonare tutto in vista del regno.
Antonio assediato dalle folle, desidera un luogo di solitudine e si stabilisce sul monte interior. Iniziano nuove lotte, vinte, con il Demonio. Di nuovo la gente viene a sapere dove abitava ed i malati e gli indemoniati corrono da Antonio. Dopo un po’ di anni Antonio, ispirato da Dio, andò ad Alessandria d'Egitto per affrontare gli ariani e li condannò pubblicamente e cercò il martirio del sangue ma non poté ottenerlo. Rimase come un padre, dava un supporto a coloro che lo cercavano e invitava i pagani ad adorare il Creatore al posto delle creature esortandoli a leggere le Scritture. Antonio discusse con molti filosofi pagani convincendoli. Rimase nel deserto con i suoi discepoli e ordinò ai suoi due discepoli aiutanti di nascondere il suo corpo dopo la sua morte affinché non diventasse oggetto di culto degli egiziani dell'epoca. Spirò nel 356 d.C.
Le sue reliquie furono ritrovate e attualmente si trovano nella chiesa antica presso il Monastero di Sant'Antonio.


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